Università degli Studi di Roma Tor Vergata
OnDeNet - Rivista a cura dell'indirizzo multimediale della Scuola di Specializzazione in analisi e gestione della comunicazione
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Cultura digitale

Chiacchiere e pagelle ai prof.: gli studenti lo fanno in rete

di Francesca Coppola

"Perdutamente ricattabile e un po’ fascistello", dice senza peli sulla lingua Stefy di un professore dell’università Roma Tre, mentre del preside di una facoltà de La Sapienza, una sua allieva afferma laconica: "non c’è mai" e ancora, una professoressa di inglese di un liceo capitolino viene bollata così: "riuscirebbe ad interrogarti anche in caso di disastro nucleare". Gli studenti salgono in cattedra e lo fanno nei luoghi virtuali del web, affidando le pagelle con cui danno voti ai loro docenti alle pagine dei siti maggiormente visitati dai ventenni.

Basta fare una passeggiata virtuale in Studenti.it, Studiando.it, Fuoricorso.it o in Campus.it (i portali più visitati da universitari e liceali) e si scoprirà una dimensione parallela fatta di chat line e forum, attraverso i quali la grande comunità degli studenti on line comunica snobbando i corridoi delle facoltà o delle scuole superiori. Il sito più frequentato è www.studenti.it, che, secondo dati Onetone-Doxa, detiene la palma dell’audience nella fascia tra i 14 e i 24 anni, e viene visitato da 45 mila utenti al giorno.

"Il nostro portale è nato dall'idea di quattro amici, e oggi è una realtà che attira moltissimi visitatori - spiega Enrico Milic direttore editoriale della società che gestisce il sito - solo gli studenti romani iscritti alla nostra mailing list (un servizio di aggiornamento costante mediante posta elettronica) sono 80 mila, circa un decimo degli iscritti su scala nazionale). Navigando sul sito si ha l’impressione che la classica bacheca stia per essere scalzata dalle pagine del web. E’ tutto un pullulare di annunci di chi cerca libri, appunti e tesine, offre le dritte giuste per superare l’esame, cerca disperatamente casa, o vende un computer portatile a prezzi stracciati. Tra un’inserzione ed un’altra nelle pagine del forum 'cerca i prof. e schedali tutti' si fanno le pulci a eminenti cattedratici, che nel sottotitolo della sezione vengono definiti gli aguzzini. Basta registrarsi nel sito e, in cambio di una password d’accesso, si potrà etichettare il proprio insegnante, sotto la voce 'svergogna il tuo prof'. La redazione intanto ci tiene a precisare: "questa banca dati non è concepita per offendere ma per permettere agli studenti di comunicare tra loro".

E gli studenti sui loro prof comunicano, eccome se comunicano, e senza usare giri di parole. Il linguaggio più piccante è quello usato dai liceali, che parlano di inquisizione quando definiscono i loro docenti e nascosti dietro i loro nickname (nomi virtuali come cat eyes, che guevara, sandokan) affidano al web vere e proprie dichiarazioni di odio verso il corpo docente.

"Talvolta ci è capitato di ricevere telefonate di insegnanti che si sentono danneggiati, in tal caso cancelliamo il messaggio offensivo ­ dice Milic, ma specifica - la nostra politica in linea di principio è quella della libertà d’espressione".

I forum più frequentati dai giovani navigatori sono "quelli sul sesso e sull’amore", come afferma Milic riferendosi al suo portale. Se infatti la bacheca è pian piano sostituita dalle chat-line, accanto al diario e alla compagna di banco forse ora c’è anche il web ad accogliere confidenze e paure. Nelle sezioni più calde dei siti giovanili, accolti da immagini hard (come in studenti.it, dove si viene accolti con una scritta a caratteri cubitali: 'sporcaccioni' e a fare gli onori di casa è una ninfetta senza veli di un fumetto manga), gli adolescenti si scambiano informazioni sulla prima volta, e sulle incertezze della scoperta del sesso, il tutto rigorosamente celati dietro nomignoli ammiccanti.

Un linguaggio a metà tra slang e codice del web

Il linguaggio che usano i ragazzi nei siti dedicati alle università e alla scuola? Rino Caputo, docente dell’Università di Roma Tor Vergata (di Linguistica presso la Scuola di Specializzazione in Comunicazione e di Letteratura Italiana al Dams), ci spiega che è fatto di codici linguistici che si mescolano e si confondono: "C’è la componente visiva, fatta di emoticons (le faccine colorate che indicano le emozioni che si vogliono comunicare dalla rabbia alla gioia); c’è poi la componente giovanilistica che già si usa da decenni (quella che porta a definire i genitori vecchi o matusa) quindi i codici propri del mezzo e della chat line, (quelli, per intenderci, che inducono a scrivere ke al posto di che, o nn anziché non, ndr)".

"In tutti i casi si cerca di fare economia sui termini usati, per questioni di spazio ridotto, il rischio è che si faccia economia anche sui concetti espressi''. E non è l’unico pericolo, "l’altro - dice Caputo - è che nelle chat line si diventi moderni Mattia Pascal, costruendosi un’identità alternativa con un nickname a fare da nuova carta d’identità. Nonostante questo, le chat e i forum sono diventati delle vere piazze virtuali in cui possono nascere rapporti reali e in cui si sviluppano nuove forme di comunicazione e non vanno demonizzate ma considerate in modo laico". In fondo sono forme nuove ma anche antichissime di comunità. "Ad esempio i forum in cui si danno le pagelle ai professori o si parla di sesso ­ afferma Caputo - mi sembra rappresentino un ritorno all'autogestione e all’autonomia, e ricordano la forma associativa medievale della goliardia, che attraverso l’ironia comunica altri universi. Inoltre segnano un ritorno alla parodia che è antica quanto l’università stessa".