Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Cultura digitale

Dossier Weblog. Prima parte: il bollino blu

di Andrea Campanozzi

Tobias ha un nome che non gli piace affatto, passa gran parte dei suoi pomeriggi a guardare fuori dalla finestra; è un esperto di distanze intercondominiali. Ci sono quattro edifici che si chiudono a quadrilatero, un pozzetto di luce sui panni stesi, spaccati squintati di macchine posteggiate. Tutto qui. Tutto qui? Per chi non l’avesse capito, stiamo parlando di blog.

Il web log ­ per contrazione: blog - è uno spazio virtuale, direttamente gestito dall’utente, sul quale è possibile pubblicare on line tutto ciò che si ha voglia di comunicare. L’utilizzo di blog, com’è noto, è estremamente semplice. Vale a dire: apri un sito personale senza essere un "accatiemmellista", lo aggiorni comodamente da qualsiasi computer connesso alla Rete, senza dover usare o conoscere alcun particolare programma ma sfruttando delle impostazioni predefinite e alcuni templates messi a disposizione da diversi siti: dallo storico Blogger, a Xanga a Diaryland. Ma, come ogni semplicità, il blog permette molte interessanti riflessioni. Questa prima parte del Dossier Weblog, affronta quella del cosiddetto bollino blu.

Poco più di un lustro dai primi timidi passi, due anni fa il boom statunitense; ad oggi, circa un milione di autori, cinquecento milioni i lettori, milioni di utenti in tutto il mondo. Anche in Italia, dove i blog sono ancora pochi, il fenomeno è in espansione. (Un buon punto d’osservazione sulla situazione italiana lo si può avere da Bloggando e Blog.it).

Questo successo del blog, è certamente il risultato di due aspetti: da un lato l’estrema semplicità e immediatezza con la quale si può dare pubblicazione al proprio pensiero, dall’altro l’estrema semplicità e immediatezza con le quali si può accedere alle informazioni. Insomma, il blog è sia un bel balcone che una comoda piazza.

In questo senso, i blog avrebbero riportato la Rete alla sua direzione originaria, quella di uno spazio universale delle informazioni, provenienti senza filtro da milioni di voci. Ha scritto il Wall Street Journal, infatti, che i blog riflettono il meglio della rete; ed ormai sono molti i siti, anche quelli, per così dire, attestati, che li ospitano. Il blog permette, davvero con un semplice clic del mouse, di dare espressione al proprio pensiero e alle proprie riflessioni, e di pubblicarlo in una forma visibile a milioni di persone. Avete riconosciuto la persona che tutte le mattine, alle sette del mattino, getta la busta del latte in strada? Bene, ditelo in un blog: prima o poi lo verrà a sapere anche qualche vicino di casa e avrete raggiunto il vostro intento sociale. Tobias, ad esempio, sapeva benissimo che non tutte le automobili fanno fumo dagli sportelli; e non tutte hanno cavi elettrici che fuoriescono dal bagagliaio. Così, decise di scrivere tutto sul suo blog.

Ma su cosa si fonda il vincolo tra me e Tobias, tra me e il fatto che, sul suo blog, avrei letto che chi aveva parcheggiato l’autobomba davanti all'ambasciata statunitense non era per niente - ma proprio per niente - un islamico? In altre parole, su cosa si fonda il vincolo tra balcone e piazza; in fondo: perché credere alla versione di Tobias sull’attentato, piuttosto che a quella, per così dire, "ufficiale". In entrambi i casi, infatti, mancano al lettore gli strumenti per dirimere la questione e per assegnare un giudizio di verità o di menzogna a una delle due versioni. L’affidamento ad una versione piuttosto che all’altra è certamente di segno opposto, ma si tratta comunque di un affidamento.

Intervistato da Internet News sulla difficoltà di distinguere il racconto di fantasia dalla cronaca all’interno dei blog, Marco Mazzei ­ curatore di Blog.it ­ afferma che non esiste rimedio a questa ambiguità dei blog e aggiunge: "Meno male che non esiste, altrimenti si arriverebbe a qualcosa di simile al bollino blu di qualità, che qualche collega giornalista aveva tentato di proporre per distinguere i siti professionali da quelli di informazione spontanea".

Eppure, una scelta di fiducia, un riconoscimento di qualità, un bollino blu il pubblico lo assegna sempre. Si sceglie di andare in una particolare piazza e sotto un particolare balcone. Si sceglie di credere a quanto scritto in un blog, piuttosto che a una informativa dei servizi segreti. In questo senso, i blog sono un chiaro esempio di flusso di comunicazione a due fasi: sono mediatori di informazioni. E, proprio come nel flusso di comunicazione a due fasi, saldano il loro rapporto con il pubblico sulla base di "influenze personali".

Su come si possa parlare di "influenze personali" per un mezzo impersonale, e su quali aspetti si fondi l’assegnazione della verità, sarà proprio il tema della seconda parte di questo dossier. Per il momento, a proposito dell’attentato, è appena il caso di notare che tra la versione dei servizi segreti e quella di Tobias, sono stato ancora costretto a riconoscere la verità nel soffitto che mi crollava sulla testa dopo l’esplosione.