Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Cultura digitale

L'informazione a pagamento

Intervista a Claudio Giua, direttore generale di KataWeb

a cura di Andrea Campanozzi

Dott. Giua, qual è stato il suo ruolo nel lancio dei prodotto Extra di KataWeb?

Prima che iniziasse il progetto Extra, io ero direttore dei contenuti, quindi facevo essenzialmente il giornalista. Sono tra i fondatori di KataWeb, ed ora mi occupo dell'azienda nella sua globalità. Su Extra ho quindi avuto un parte di rilievo fino al momento dell'ideazione che risale ormai al maggio del 2001, e poi l'ho seguita anche nella sua fase di sperimentazione, di crescita e di lancio.

Avevate un modello di riferimento?

Non c'era un modello di riferimento - non c'era in Italia sicuramente, mentre c'era qualcosa all'estero - ma noi siamo partiti da un'altra considerazione. Il fornire solo contenuti gratuiti sulla rete, in una situazione in cui il modello di business era tenuto in piedi esclusivamente dalla pubblicità, non era più una necessità; diventava anzi un obbligo la cosa opposta: quella cioè di cominciare a vendere questi contenuti. Io sono un fautore della libertà di espressione sulla rete, ma la libertà di espressione è direttamente proporzionale all'indipendenza economica. Per continuare a fornire dei contenuti sia free, sia a pagamento, di alta qualità, certificati, devi avere questa indipendenza. Non pensiamo che da questa fonte possa arrivare una enorme quantità di soldi, ma pensiamo che possa essere uno dei mezzi capaci di garantire a KataWeb - o a chi sceglie questa strada - questa indipendenza e questa libertà. È una strada che va integrata con la pubblicità, con altre forme di finanziamento non legate all'accesso, con l'unione ad altri operatori della rete o di altre piattaforme.

Cos'è Repubblica extra?

La Repubblica che noi vendiamo sulla rete è una fruizione, su una piattaforma diversa, del giornale venduto in edicola. La tecnologia ci consente di diffondere Repubblica, un giornale, nella sua forma di fruizione tradizionale come immagine, ma su una piattaforma diversa. E siamo convinti che possa esse-re una delle forme di distribuzione del giornale nei prossimi anni veramente alternativa a quella tradizionale. Stiamo predisponendo inoltre delle proposte di vendita mirate ad un utilizzo del giornale che non sia solo quello della lettura, ma anche utilizzabili dagli uffici stampa ad esempio, per cui se una associazione o un gruppo o una azienda ha bisogno di fare una rassegna stampa, ha la possibilità di farla semplice-mente pagando delle tariffe adeguate. Poi c'è tutta la parte KataWeb Extra che è un'altra cosa. In questo caso, noi non abbiamo in nessun modo toccato la quantità e la qualità della informazione che davamo precedentemente, quella rimane gratuita. Vendiamo inoltre dei servizi che utilizzano la nostra base informativa. Per cui, acquistando il pacchetto di news, e predisponendo un filtro, si può ricevere via mail o sms, l'informazione specifica su ciò che ci interessava. Il filtro è personalizzabile in base a parola chiave, a periodo e a supporto di ricezione.

Che rapporto avete avuto con l'utenza: sono state fatte indagini di mercato, c'era una richiesta specifica per questo prodotto?

Non abbiamo fatto analisi di mercato particolari. Siamo partiti molto in sordina per testare il servizio. Con Repubblica, abbiamo fatto un passaggio con iscrizione obbligatoria ma gratuita, e abbiamo avuto circa 80.000 iscritti. Ora stiamo raccogliendo gli abbonamenti: in tre settimane siamo arrivati a quota 2000, ed è un eccellente risultato. Abbiamo anche la possibilità di avere abbonamenti pagabili con bonifico postale o bancario. La formula più scelta è quella scalare a 60 giorni. Non abbiamo dati riguardo all'influenza del giornale in Internet sulle vendite del giornale in edicola. È probabile che si siano recuperate alcune copie, ma su un giornale come Repubblica non si può fare un discorso su 1000 copie in più o in meno.

A cosa è servita la sua esperienza di giornalista nella elaborazione di questo prodotto?

A nulla, praticamente, eccezion fatta per l'esperienza del porsi costantemente la domanda: questa è un cosa comprensibile per il lettore, ha una interfaccia, una impaginazione, che consenta una lettura logica da parte del lettore? Io sono un teorico del fatto che una impaginazione corretta aiuti moltissimo il lettore e che c'è una sintassi che si declina all'interno della stessa pagina e che si declina all'interno dello sfoglio del giornale. Questa esperienza ha dato il suo apporto, ma non è specifica di un giornalista; è una esperienza che può avere anche chi si occupa di comunicazione pubblicitaria. Non c'è uno specifico giornalistico nel lavoro che faccio oggi che mi possa essere più utile rispetto ad altro. Prodotti di alta qualità a pagamento che sostengono altri prodotti gratuiti.

È questo il futuro dell'informazione online?

Non lo so. Cioè, noi abbiamo intrapreso questa strada perché ci crediamo ovviamente, ma ne abbiamo intraprese anche altre nel recente passato, che abbiamo dovuto abbandonare perché, come dire, siamo in una fase di sperimentazione costante tutti. Leggevo oggi una agenzia, dove si diceva che il portale Concento.it ha avuto a febbraio la metà degli utenti unici di gennaio. È un fenomeno negativo ma anche molto inspiegabile. Succedono di questi fenomeni. Certamente noi abbiamo oggi un'audience costante nel tempo, che cresce costantemente. Non abbiamo sbalzi, sappiamo esattamente quanto valiamo da un punto di vista della nostra capacità di interagire con il mercato, perché abbiamo ormai alle spalle tre anni di attività. Ma certezze non ne ho. Non so se questa sia la strada; secondo me questa è un bel pezzetto di strada; però va comunque sempre accoppiata a qualcos'altro.

Questa interconnessione tra prodotti a pagamento e gratuiti può aprire spazi e dare visibilità a nuove forme di scrittura?

Lavorare in tempo reale non è lo stesso che lavorare sapendo che devi consegnare il pezzo la sera alle undici: hai spazi per l'approfondimento diversi. Tuttavia, difficilmente potrai leggere un pezzo di Franco Cordero in Internet: o è sul giornale o è sul giornale. Nel futuro gli operatori dell'informazione devono essere capaci di passare dall'uno all'altro mezzo abbastanza indifferentemente, perché poi le occasioni possono essere o su uno o sull'altro o sull'altro. Poi certamente ognuno di noi ne preferirà uno di questi mezzi, però bisogna essere pronti a fare una ripresa televisiva o scrivere un pezzo di quaranta righe o uno di sessanta per il giornale.

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