Università degli Studi di Roma Tor Vergata
OnDeNet - Rivista a cura dell'indirizzo multimediale della Scuola di Specializzazione in analisi e gestione della comunicazione
OndeNet

Cultura digitale

L'informazione a pagamento

di Barbara Marini, Maria Federica Palmieri, Gian Mario Quinto, Viviana Saita

È ormai nota la capacità del Web di diffondere la gran parte dei prodotti editoriali esistenti, dalla rivista specializzata, ai notiziari, ai quotidiani. Soprattutto questi ultimi però, realizzati in formato elettronico, sembrano presentare caratteristiche nuove. Se infatti i primi esperimenti di utilizzo della rete come strumento giornalistico consistevano nel trasporre fedelmente sullo schermo i tradizionali supporti cartacei, quasi subito l'e-journalism si è rivelato capace di dotarsi di contenuti e servizi pensati direttamente in digitale. Una delle maggiori novità del giornale elettronico è risultata essere la possibilità per l'utente di personalizzare i percorsi di lettura, ad esempio ricorrendo a 'pacchetti' informativi su misura: assistiamo forse ad una sorta di passaggio storico dal giornale come medium di comunicazione di massa al giornale come medium di comunicazione personale. Un'altra importante caratteristica dell'edizione online è rappresentata dall'offerta di news e aggiornamenti in tempo reale: grazie alla riproduzione immediata dei vari dispacci delle agenzie di stampa, anche il grande pubblico - forse per la prima volta - ha potuto avere accesso diretto a fonti di informazioni generalmente riservate ai giornalisti. Un esempio in tal senso è il sito dell'AFP, l'agenzia mondiale di informazioni: i percorsi delle news, presentate in sei lingue diverse sono navigabili singolarmente sulle base di un'informazione personalizzata a seconda del paese di appartenenza del navigatore.

I numeri della situazione internazionale

Certo, il giornale online ha riscosso il suo notevole successo di pubblico non solo per le sue novità o caratteristiche specifiche, ma anche e soprattutto grazie alla diffusione gratuita. È proprio a questo livello però che le cose stanno cambiando. In Italia è infatti recente la notizia che il quotidiano La Repubblica ha ideato alcune formule di pagamento per l'edizione online. All'estero la dimensione di giornalismo elettronico a pagamento è attiva già da alcuni anni, anche se con esiti non troppo incoraggianti: molte operazioni editoriali in tal senso sono state interrotte poiché a fronte di costi altissimi i proventi sono quasi sempre risultati bassi o nulli. D'altra parte non possiamo dimenticare che per molti quotidiani e riviste in rete è in gioco una sopravvivenza che non potrà essere garantita soltanto dalla pubblicità. Pensiamo a Salon.com, una delle più note riviste online americane. Dopo mesi di crisi, lo scorso ottobre l'e-zine ha concesso solo a pagamento i suoi principali contenuti al costo di 30 $ l'anno. Nonostante le perdite continuino ad essere in numero maggiore rispetto alle entrate, gli abbonamenti forniscono circa il 45 per cento dell'introito complessivo dell'azienda, con più di 20mila iscritti. Ma non è ancora chiaro se tutto ciò sarà alla fine sufficiente a garantire la sopravvivenza di una delle più importanti e-zine americane. Un'inchiesta della Taylor Nelson Sofres, relativa alla Francia, mostra infatti come tutta l'offerta di informazione a pagamento su Internet rischi di rivelarsi fallimentare: solo il 12 per cento degli internauti sarebbe pronto a sottoscrivere un abbonamento. Il fatto è che i lettori sembrano poco disposti a pagare per ottenere un'informazione di tipo generalista. In linea con questo sondaggio, la scelta editoriale di Le Monde Diplomatique, in rete da sette anni con 150mila iscritti, prevede una formula controcorrente: l'e-journal continua a garantire libero accesso grazie al sostegno dei lettori più affezionati, ma chi vuole può abbonarsi per sostenere lo sviluppo e il rafforzamento del giornale online. Oltreoceano, il Wall Street Journal sembra sinora l'unico a custodire il segreto per l'esistenza futura del giornalismo in rete: l'informazione specialistica. I suoi abbonati, ben 534.000, possono consultare l'edizione completa del quotidiano, gli aggiornamenti finanziari in tempo reale e una serie di interessanti archivi. Il successo dei siti relativi agli investimenti in borsa - con offerta di notizie, analisi e consigli sulla gestione del proprio capitale azionario - è una delle poche realtà consolidate della Rete.

"Pico-pay" e terza via

Le ultimissime notizie arrivano però dall'Australia con il cosiddetto sistema pico-pay, che consiste nello stabilire un prezzo per ogni singola visualizzazione dei contenuti a pagamento mettendo a disposizione una serie di annunci pubblicitari. L'utente sceglie se effettuare un pagamento lasciando i propri dati oppure se osservare gli annunci ed ottenere la navigazione gratuita. Ogni annuncio - visto per almeno 20 secondi - garantisce l'accumulo di un credito, spendibile poi sul sito.

Resterà dunque solo un ricordo l'informazione gratis su Internet? Vincerà il modello pay per news? O forse si accantonerà come un tentativo naufragato dinanzi alla resistenza degli utenti a pagare per avere informazioni elettroniche? Al momento, la tendenza indica una terza via: servizi a pagamento assieme a contenuti gratuiti. I primi, finanziati dagli abbonamenti, pensati per una clientela con interessi specialistici; i secondi, con servizi di contenuto generalista, finanziati dalla pubblicità e dalle provvigioni.

Per quanto riguarda l'Italia, abbiamo già citato l'esempio di Repubblica. Per capirne di più, abbiamo intervistato Claudio Giua, direttore generale di KataWeb, giornalista di La Repubblica per dieci anni oltre che direttore di diversi quotidiani del gruppo L'Espresso.

  1. Informazione a pagamento
  2. Intervista a Claudio Giua, direttore generale di KataWeb