Università degli Studi di Roma Tor Vergata
OnDeNet - Rivista a cura dell'indirizzo multimediale della Scuola di Specializzazione in analisi e gestione della comunicazione
OndeNet

Cultura digitale

Che fine ha fatto la web tv?

di Leopoldo Calabria, Francesca Coppola, Mirea Crescenza, Valentina Maresca, Vincenzo Savignano

Se ne è parlato a metà anni '90 come della nuova frontiera tecnologica della comunicazione, tanto che il primo a fiutare l'affare potenziale che rappresentava, è stato Bill Gates. Eppure a distanza di sette anni viene da chiedersi: "che fine ha fatto"? Si tratta della Web Tv: una televisione che fa da p.c. permettendo di navigare su internet, attraverso un set top box che collega la linea telefonica all'apparecchio televisivo. Questa la tecnologia avviata nel 1995 da Steve Perlman, acquistata nel '97 dalla Microsoft, e ceduta per la parte produttiva nello stesso anno al gruppo associato Sony-Philips. Da allora sono stati fatti esperimenti analoghi (da: Sun Microsystem, American on Line, RcaDirectTv, Excite), ma se ne parla molto di meno... cosa è successo?
Si sono semplicemente spenti i riflettori quando si è smorzato l'effetto-novità o siamo di fronte ad un fallimento della tecnologia? Vediamolo, analizzando in particolare gli esperimenti di Web tv in Italia. La comparsa di una nuova tecnologia non garantisce, di per sé, la nascita di un nuovo mezzo di comunicazione di massa, almeno non nell'accezione più completa e corretta.

Nuovo media?

Senza tornare troppo indietro nella storia della disciplina, si può considerare ad esempio il caso del cinematografo che, prima di poter diventare cinema, fu costretto ad elaborare e modificare, in un lasso di tempo che va da Lumière a Griffith, un proprio linguaggio che lo rendesse fruibile in quanto nuovo medium autonomo. Anche la neonata televisione dovette d'altronde fare i conti con un sistema dei media preesistente e ancor più articolato, mutuando in principio le forme stilistiche e comunicative di cinema, teatro e radio per poi raffinarle, rielaborarle e metabolizzarle secondo le proprie caratteristiche, per diventare poi in breve tempo uno dei media più diffusi e pervasivi dell'intero panorama comunicativo.
Non stupisce dunque che la cosiddetta web-tv, il nuovo orizzonte televisivo al tempo di internet, stenti a trovare una propria collocazione nell'universo dei media e soprattutto, la propria effettiva vocazione comunicativa. Questa difficoltà permane anche all'estero nonostante la forte spinta politico-economica che sul futro della web tv ha dato il progetto clintoniano "autostrade dell'informazione". Esso prevede una crescente e progressiva digitalizzazione del segnale analogico, caratteristico di radio e televisione, con la conseguente maggiore capacità di compressione dei dati e dunque, ampliata capacità di trasmissione.
Eppure, considerato l'avvento della fibra ottica e della "banda larga" e l'ampia diffusione di Internet, siamo sicuramente in un periodo di crisi della televisione generalista, ed è proprio per questo che si è sperato in uno svecchiamento dell'elettrodomestico per eccellenza. L'idea di web-tv, profetizzata anni fa come il momento di massima convergenza dei media, è sembrata l'antidoto ideale all'invecchiamento del tubo catodico. Per ora l'attuazione nel panorama italiano è stata alquanto limitata o comunque allo stadio embrionale, poiché si sono realizzati esperimenti solo somiglianti alla web tv.
L'interattività, requisito principale della rete, manca quasi del tutto nei tentativi fatti, dal momento che le uniche opzioni date all'utente consistono nella scelta dell'orario di trasmissione di un programma selezionato tra un bouquet di offerte predefinite. I tentativi veri e propri di web-tv sono inesistenti se per essa si intende la produzione e la messa in rete di programmi e palinsesti nati e pensati per internet.

I casi italiani

La Rai con www.raiclick.it si è limitata a mettere in rete programmi vecchi e nuovi pensati per la tv generalista e trasmessi già via etere. Più che di web-tv si può parlare di una web-library, un archivio entro il quale lo spettatore può scegliere cosa vedere e quando: si tratta della cosiddetta tv on demand. E' possibile vedere Raiclik anche sul televisore a patto di avere una connessione in fibra ottica e un set-top-box che permette la bidirezionalità del segnale, elemento necessario per la tv on demand.
L'unico esempio concreto di web tv italiana rimane allora quello di www.my-tv.it, che realizza format esclusivamente per il web. Tuttavia anche in questo caso, che è il più riuscito, non si può parlare di vera web tv ma di webcasting, quindi di trasmissione video e audio attraverso il protocollo internet ed il linguaggio internet, e non su tv. Insomma, prima di parlare di web-tv bisogna creare format pensati per la rete. Gli operatori del settore sono chiamati a creare programmi pensati per le modalità stesse di internet, dalla trasmissione del segnale al terminale di ricezione, dal contesto di fruizione delle immagini via computer alla possibilità offerta all'utente di diventare vero e proprio coautore del programma. La web-tv per essere una nuova realtà dovrebbe smarcarsi definitivamente sia dalla televisione tradizionale (dotandosi di nuovi contenuti ed elaborando nuove modalità di fruizione che permettano di sfruttare il potenziale dell'interattività), sia di internet, di cui non può e non deve essere una versione con più immagini in movimento.

In cerca di audience

Sembrano aver "remato contro" la diffusione di questa nuova tecnologia, alcuni fattori contingenti: in primo luogo la limitata diffusione del personal computer. Come osserva Giandomenico Celata ne I media e la new economy: "L'enorme bacino di possessori di un apparecchio televisivo, comprende circa il 90% delle famiglie negli Usa e in Europa, contro percentuali assai minori di possessori di pc. Inoltre dallo stesso Celata vengono individuati altri limiti della web tv nella "impossibilità di scaricare files e di stampare pagine web".
Altro ostacolo che deve superare la web-tv per affermarsi come tecnologia del futuro, è nell'imminente passaggio dalla tv analogica al digitale terrestre entro il 2006, passaggio che porterà in casa degli italiani un televisore che offrirà la possibilità di interagire con i programmi e che potrebbe dunque del tutto soppiantare la novità della web tv.

Dunque: che fine ha fatto la web tv? Al momento non è diventata quel medium di massa che avrebbe sostituito la televisione generalista in crisi. Staremo a vedere quale sarà la sua diffusione futura, ricordando che come dice Giandomenico Celata "la partita è ancora agli inizi e sono già in vendita televisori con set top box incorporato".